La mia vita da ragazzo al di fuori della scuola.

Da ragazzo molte ore della mia vita le vivevo in cascina, ma molte anche con gli amici, o all'oratorio o in giro, per esempio, in estate andavamo a fare il bagno nella "boia", nome che davamo a un fosso vicino alla cascina Guastalla. All'ora l'acqua era pulita e non inquinata come adesso. O organizzavamo delle partite di pallone contro i paesi vicini ecc...

In cascina c'era la casa padronale che era la più bella, e le case dei lavoratori. Prima di entrare in casa c'era un corridoio che noi chiamavamo "curidura", in fondo al corridoio c'era la porta per entrare in cucina, e da li in sala. Sempre in fondo c'era la porta del bagno, dove si poteva fare anche la doccia. All'inizio del corridoio a sinistra c'era la scala che portava al piano superiore dove c'erano le camere da letto.

Di fronte alla casa c'era il cortile e aldilà del cortile i pollai sotto, e sopra i "casinot", o come una spece di ripostiglio in italiano, dove mettere la legna e altre cose al riparo dal sole e dalle intemperie, naturalmente i "casinot" avevano un tetto ricoperto da tegole.

Poi c'era l'aia che si usava per far seccare i prodotti della terra, e quando era libera, noi ragazzi la uasavamo per giocare a pallone.

Durante le vacanze estive davo volentieri una mano in cascina, per sempio, usavo il trattore con attaccato il carro dell'erba per dar da mangiare alle mucche. Il carro dell'erba aveva quello che noi chiamavamo il timone, che naturalmente era fatto di ferro, e il timone si agganciava al trattore, il quale aveva un attacco con una fessura e sotto e sopra questa fessura c'era un buco, il timone del carro iniziava con un attacco di forma rotonda con in mezzo un buco, e questo buco si infilava nella fessura dell'attaco del trattore, e il tutto veniva agganciato con quella che noi chiamavamo "cavigiola", che altro non era che un pezzo di ferro robusto, lungo e stretto con in cima un manico a forma di cerchio per poterlo manovrare con una mano, si infilava tra la fessura del trattore e il manico del carro, così da tenerli uniti, e in fondo alla "cavigiola", c'era un buco dove si infilava una spilla grossa, anche lei di ferro, per far si che la cavigiola stessa non uscisse dalla sua sede.

Per scaricare l'erba il carro aveva un sistema fatto come le catene delle biciclette, queste catene girando portavano in avanti l'erba permettendo così al contadino munito di rastrello di tirarla giù per terra. Questo sistema di catene veniva azionato da chi era sul trattore con una manopola, questa manopola spostandola in su o in giù metteva in azione quello che noi chiamavamo il "cardano". Il "cardano" era un marchingegno molto robusto fatto anche lui in ferro, lungo e stretto, con alle estremità un attacco snodabile, uno veniva agganciato al trattore e l'altro al carro dell'erba.

E adesso faccio un esempio pratico, quando il contadino finiva di tirar giù l'erba che serviva per le mucche, gridava "avanti", all'ora io bloccavo con la manopola il cardano e andavo avanti piano con il trattore, finche il contadino mi diceva "ferma"e all'ora li fermavo il trattore e rifacevo partire il "cardano" e così via.

 

 

La boia.

L'aia.

La casa padronale.

La "curidura" o corridoio con la scala che portava alle camere da letto.

La porta d'entrata della cucina.

La facciata della mia vecchia casa in cascina.

Il cardano.

Carro dell'erba.

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